martedì 31 marzo 2009

Io Vs ? - non conversazioni al bar

Siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la realtà, a coltivare in noi qualche piccola pazzia. Marcel Proust



La risposta è no
risposta a cosa?
Alla tua domanda
ma io non ho domande
saresti la prima
come lo sai?
lo so e basta
non mi conosci
appunto
questo è vero
ho visto i tuoi occhi ieri
sei l'unico ad averli visti allora
sono sempre qui
anche quando sono scivolata e ho fatto cadere tutti i bicchieri?

oddio.
ma anche oggi ero qui, proprio da quella finestra. Ho faticato a trovarti però
perchè?
eri nascosta
in che senso?
scuse...eri là in mezzo, per quello non ti vedevo
ah...

Cosa aspetti?
non aspetto un bel niente, io

lo diceva anche berlusconi prima che cadesse il precedente governo
ma che cosa vuoi? la politica non attacca con me. Da te che passi le giornate da quella cazzo di finestra poi...
si vedono un sacco di cose
tipo?
quello che succede mentre tu sei troppo impegnata a pensare ad altro
ah, intendi dire la vita? è vecchia questa comunque
vecchissima
ok mi arrendo...Cosa ci posso fare se non riesco a smettere?
hai provato in farmacia? hanno un rimedio a tutto
non alle mie dipendenze
se soltanto la smettessi di usare quegli occhiali..

Veramente adesso ho le len.. ma scusa, cos'hanno di male, i miei occhiali? mi stanno pure bene
niente, solo non ti servono a vedere
se me li tolgo non ci torno a casa

eppure qualche volta l'hai fatto
non adesso...
cosa è successo?
lo sai benissimo che adesso quel treno non lo prendo più
perchè?
perchè non mi porta da nessuna parte. Niente mi porta da nessuna parte, a dirla tutta
smettila, dio santo

scusa, sono la solita, hai ragione.
Quello che vorrei farti capire è che devi fare qualcosa prima di...
...sparire, dissolvermi, bloccarmi, accecarmi, o semplicemente cambiare?
di tutto un po', ma soprattutto la quarta (l'hai fatto di nuovo)
(cosa?)
ti sei spostata i capelli...
ah quello, si lo faccio sempre quando sono a disagio. Si nota?

no..
Ma tu non devi tornare alla tua postazione?
Non sei brava ad andartene, lo sai..

no... Ma imparerò.

giovedì 26 marzo 2009

Stop & Go - Abito sempre qui da me

..al mondo sono andato, dal mondo son tornato sempre vivo
abito sempre, qui da me


Questo è senza dubbio un anno particolare, infatti adesso che mi accingo a scrivere questo post, non ho idea alcuna di quello che ne verrà fuori, come di quel foglio ruvido mezzo colorato e mezzo bianco frutto di giorni bloccata qui, io e le mie scatole di pastiglie e di guai. Io e il corridoio diventato troppo lungo per i miei ritmi. Io e i tentativi di infilarmi i miei calzini a righe. (Ora ci riesco senza strapparmi troppi muscoli).
E dopo una marea di tempo, ti ritrovi ad aver imbrattato di inchiostro un quaderno e ad essere all'ultima pagina, ancora con la penna in mano e carichissima ma senza sapere più dove scrivere. E' tra tutte quelle parole che troverai qualcosa di te? Io le riciclo, è vero non dovrei, ma devo aspettare i rifornimenti, di carta intendo. Di solito prendo e vado a rifornirmi, ma in questo momento non posso. Lo sapevo benissimo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, solo che la vita segue percorsi strani, è brava a rigirarti in modo strano, a spingerti in strade dove non avresti mai pensato ad andare. E gli obiettivi di prima non sono più così importanti. Perchè li hai già passati, e magari non te ne sei accorto, perchè quando corri non pensi a dove vai, e se ci pensi sei fregato. E quando te ne accorgi li hai già passati da un paio di chilometri, ma fa niente.
Così adesso respiro attimi di primavera, osservo, scivolo, mi ritaglio interi minuti fuori da ogni quadrante. E osservo chi corre, adesso che non lo posso fare (per qualche tempo).

domenica 22 marzo 2009

La libertà di chi ritorna sempre a casa

Sono una persona maledettamente concreta. Una di quelle credono solo a quello che vedono i loro occhi. Non me ne frega niente di tutte quelle stronzate sull'aldilà, gli angeli, la fortuna, i gatti neri. il 17. I sogni poi...? quante cavolate. Però tempo fa ho sognato che moriva Bobi. E oggi ho scoperto che è successo davvero. Ebbene si, un cane. Ma non un cane qualunque, a dispetto del nome. E non dico perchè era il mio cane (non ne ho mai avuti). Lui non era mio, non era di mia zia, non era della vecchietta che lo riempiva degli avanzi del pranzo in cambio di un po' di compagnia. Non era di nessuno. No, non era neanche un randagio. Non aveva un "padrone" nel senso comune, niente guinzagli al suo percorso, ma solo qualcuno che gli dava da mangiare e da dormire e lo amava perchè era impossibile non farlo (entrambe le cose). Era semplicemente libero, più libero di qualcunque essere umano che popolasse il paesello dove ho sempre strapassato le mie estati da bambina e sorvolato quando sono diventata più grande. Ma non è l'estrema egoista libertà del gatto, la sua. E' la libertà di chi passava le notti sul mio poggiolo per salutarmi l'indomani mattina quando uscivo di casa con la mia nuova (ennesima) sbucciatura sul ginocchio. La libertà e l'intelligenza di chi veniva a salutarmi quando vedeva per la prima volta le persiane che lasciavano entrare la luce nella mia casetta, ai primi d'Agosto. Ci sono cresciuta con te, ogni volta eri sempre più grosso e più sporco, ma mi ci rotolavo lo stesso con te, anche quando ho iniziato a truccarmi e pettinarmi un po' di più i capelli (magari non rotolavo proprio, vabbè). E ti venivo a cercare sulle scale da mia zia, a combinare casini su e giù per i prati. Preferivo te a tanti bambini che sfoggiavano in piazzetta vestiti da principi, e indietreggiavano schifati se ti azzardavi a leccarli. Me lo ricordo ancora adesso come si girava in quelle due stradine ad inventarsi cosa fare, sempre noi 4. Dio, quanto mi manca correre fino ad avere male alla milza e il fiato in gola scappando per non farsi sgridare dal vecchietto di turno per aver combinato qualcosa nell'orto. E negare il tutto la sera stessa. Eri di tutti e di nessuno, ma io lo so che se dovevi scegliere con chi andare, venivi con me, avevamo persino il colore dei capelli uguale. E' spiazzantemente vero, osservare come si assomiglino cane e padrone (anche se non è questo il caso). E quando piangevo per qualcosa, come cavolo facevi a capirlo e mi guardavi così? Forse ero solo che guardavo il mondo con lo sguardo magico di una bambina, ma non sono mai stata prodiga nel dare fiducia a nessuno, e ti ho sicuramente guardato così, la scorsa estate, 2008.
Mi mancherai ogni volta che la mia strada mi riporterà al paese, e sentirò l'odore della mia campagna.

mercoledì 18 marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

Non te ne andare senza la mia vita

Io non lo so cosa fa la gente quando ha un po' di tempo per pensare, e per decidere cosa fare nei prossimi tempi. Comunque, io lavo la vespa, sempre accuratamente evitando gli orari in cui la vicina più pettegola del palazzo porta a spasso il suo bavosissimo cane. Ad ogni spugnata di autoshampoo le polveri cittadine si dileguano ed attualmente il tutto splende di luce propria. Mi piacerebbe farlo anche con altre schifezze che vedo tutti i giorni, ma non è così semplice, e poi non è che posso girare con lo straccio tutto il giorno, forse.
Guidavo nel buio, avvolta nella mia realtà a volte stretta, a volte troppo larga, e provavo a tornare a casa con la strada più breve. Ma alla fine l'ho allungata, volevo concedermi il gusto di sognare ancora per un po', mentre ascoltavo una canzone che era meglio non sentissi. Volevo ascoltarlo, tantissimo, volevo inseguirlo nelle sue impervie vie, ma perchè deve essere tutto così complicato, sempre? Ci si incontra sempre così, per caso e di fretta. Io non lo so se è giusto quello che mi sta capitando di sentire, o se me lo sono semplicemente inventata.

mercoledì 11 marzo 2009

10 marzo 2009

Ho buttato chili di carta nella carta, plastica nella plastica, venduto libri, scartato pacchetti, annusato fiori, rivisto foto, stretto mani, riavvolto il nastro della memoria al contrario. E si continua a riavviare. E la musica mi suggerisce "ho perso le parole", ma io le sto cercando ancora nell'abisso dei ricordi. Quando ho visto quel vuoto mi sono arrivate tutte le lacrime che mi aspettavano li, congelate, da mesi. Ma quanto sono stupida, a non riuscire mai a trovare un maledetto equilibrio, a non capirmi mai e non perdonarmi mai. Gioco a fare quella grande, quella che è in grado di fare tutto ma non so niente.
E mi dico che questo momento lo aspettavo da secoli, che ho fatto cose che non avrei mai pensato di poter fare, e l'ho fatto perchè ci credevo senza dover dire grazie a nessuno. Adesso si volta pagina, davvero. Devo solo capire cosa scriverci.

Nel frattempo, mi metto il casco e vedo fin dove arrivo......

venerdì 6 marzo 2009

di Tutto e di Niente

Palazzo 8. Interno 1.
Speriamo non passi quel coglione a farmi la multa nel mentre
Sala d'aspetto. Aspetto.
5 minuti di ritardo, e vabbè.
25.
L'attesa finisce, tagliata da qualcosa, che sorprendentemente scandisce quanto sia sempre fuori tempo.
In anticipo sull'orario, in ritardo nel procedere.

In cima finalmente.
Sotto, solo il vuoto e il nero.
E poi è un attimo, vedere tutto quello al quale ti aggrappi, rimpicciolirsi e scapparti dalle dita, come sabbia fine.
Il vortice del dopo chiamava con insistenza.
Un secondo dopo, precipitava senza un perchè.
I sensi intorpiditi, all'improvviso si accorse che non era poi così diverso dall'acqua.
E l'impatto non arrivava,
perchè doveva solo rendersi conto che le chiavi della sua vita non ce le aveva nessuno
Erano sempre rimaste li, dove le aveva lasciate tempo fa.
E dopo, il familiare trillo che ti riporta alla realtà.

E' da un po' che ho smesso di sognare di volare.