mercoledì 30 dicembre 2009

Perchè si muore, senza combattere?

la domanda giusta è cosa sono. provandoci con parole nuove rimasticate sono solo acqua. Tutto deriva da li, d'altronde. cosa c'è di più bello. l'acqua prende il colore di quello che ci tuffi dentro. ci sono giorni che è pulita e azzurra, giorni in cui non ne vedi il fondo, e notti in cui ci vedi la luna dentro, in tanti piccoli pezzettini dorati che tremano e che il giorno si porta via geloso. Perchè le cose belle c'è sempre qualcuno che vuole portartele via, e non è detto che non sia tu quello stupido che non è in grado di tenersele strette. L'acqua può essere infinitamente pulita e infinitamente velenosa, come tutto. Come tutto, niente è mai scevro dal suo opposto, tranne l'indifferenza. Qualcuno ha detto che l'importante è che la morte ci trovi vivi. E finchè so di ridere con quel tono che solo qualcuno mi sa strappare, finchè vedo quel sorriso, finche sento male dentro so di essere viva.
Rileggo tutto e ho paura di avere scritto una marea di cosa sceme, non mi ricordo dove volevo andare a parare. Non lo so mai. Eppure ci arrivo sempre, da qualche parte, lo so e ne sono certa. Mi riconosci, mi ritrovi in quello sguardo di chi arriva un po' in ritardo perchè ha paura di arrivare in anticipo, di chi ha perso troppo tempo nel posto sbagliato. Anche se nel momento che lo lascia pensa che magari non era poi così sbagliato. Mi ritrovi a ridere perchè hanno rinviato l'esercitazione antincendio causa maltempo (cose che possono capitare: metti che piova vuoi che ci bagniamo per non bruciare vivi?).
Nell'estrema contraddizione dei minuti che ci avvolgono, buon anno gente. Anzi, buon giro.

giovedì 10 dicembre 2009

Ridammi le stelle

Dicono che la vita senza una meta è vagabondaggio. E ieri sera, con la mia giacca rossa con il cappuccio tirato su sotto la pioggia che lavava via cose dalle cose mi sentivo proprio così. Zero voglia di tornare a casa. Zero voglia di tornare nel locale. Stavo semplicemente camminando. Non ci penso più a tante cose che mi toglievano il fiato prima, ad intermittenza sto anche bene, ma il problema è proprio questa intermittenza che non so se sia esattamente normale. C'è chi pensa a quanto è inutile farneticare di stare bene quando è inverno e il mio corpo ultimamente mi sta dicendo delle cose che io non voglio ammettere. Ha iniziato di nuovo a sanguinare come tampo fa, lo so che sono stupida a cercare di capire cosa questo voglia dire, che probabimente basterebbe poco a farla smettere come avevo fatto a suo tempo. Ma stamattina, piegata in due sul lavello mi sono chiesta se quella cosa del cerchio non mi si sia di nuovo stretta intorno.
Ma poi ho capito che non era la stessa cosa. E ho capito anche il perchè.
Guardo il cielo, e magari non le riesco più a vedere loro, ma penso che forse tu con me non le hai mai volute guardare, anche quando c'erano, ed erano talmente tante da lasciarmi senza fiato. Io le guardavo e tu continuavi a fumare, forse per questo adesso io sono qui e tu chissà.

sabato 21 novembre 2009

cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente

E' cosi difficile toglierti dalla mia mente, ma ancora di più dal mio cuore. Non pensavo nemmeno lo fosse così tanto. Per riuscire a fare qualcosa devo metterti in stand-by, pensare che non esisti, ma tutto questo mi fa anche soffrire perchè non voglio che tu sparisca dalla mia vita, anche se ciò è avvenuto e anche piuttosto bruscamente. Evitare il pensiero fa bene ma fa anche male, pensarci fa bene ma fa anche male. Allora cosa devo fare? Avanzo in questa realtà con rinnovata forza perchè altrimenti è finita ma mi accorgo che non c'è niente di paragonabile a te. Nessuno che valga come te, nel bene e nel male almeno questo lo pensa il cuore perchè la mente gli tira una testata quando tira fuori queste cazzate. La mente sa come fare per salvarmi e meno male che c'è lei altrimenti sarei in balia dell'emozione. E' così bello ma fa così male. Tutte le cose belle sono così il cioccolato bossare la scuola l'amicizia. Te. Te mi hai fatto così male che mi sono riascoltata tutte quelle canzoni dei Velvet che ti piacevano tanto solo per vedere qualcosa dai tuoi occhi. E ho visto cose, rivisto cose che non avevo visto tempo fa, mi sono persa in queste cosa, come mi accade sempre quando ti ripenso. Poi mi ritrovo... O almeno penso di essermi ritrovata ma forse è solo che mi cerco sempre insieme ad una ragione in tutto quello che faccio.

martedì 10 novembre 2009

Il tempo delle parole

Vado in piscina quando ho raggiunto il livello massimo di saturazione possibile. Mi sono riscoperta come una specie di spugna che assorbe cose ma ad un certo punto deve buttarle via. Come se assorbissi di volta in volta un pezzetto del mare e provassi a svuotarlo, a farlo mio o a riempire una conca enorme. Col tempo le cose cambiano e le cose ti cambiano soprattutto per chi ha sempre vissuto in bilico tra il bianco e il nero, tra la calma assoluta e il tumulto dei pensieri che ti avvolgono. Ci sono giorni in cui niente di basta più in cui dimenticare significa vivere, ma dimenticare non è possibile senza prima non lasci che il tuo cuore senta su di sè tutto quello che vuoi dimenticare. Giorni in cui mi consola di più una sigaretta e un giro in macchina che passa e va via dalle solite parole. Giorni in cui non vedi l'ora che suoni la campana, che finisca il tempo delle parole per respirare il vento della libertà. Si, sto bene da sola ultimamente. Ha anche i suoi lati positivi perchè c'è stato un momento in cui stavo male sia con gente che da sola, poi bene con certa gente e male da sola, e adesso trovo più tempo per liberarmi da discorsi e cose inutili.
E' suonata la campanella.

lunedì 19 ottobre 2009

Non riesco a.

E' da ieri sera che piango non riesco a smettere. Ho la particolarità di non piangere mai ma la volta che capita non ho limiti. Non riesco mai a limitarmi nelle cose non conosco vie di mezzo da me puoi avere solo tutto o niente. Non riesco a smettere di pensarti nenche per un secondo non riesco a dormire non riesco a mangiare non riesco a studiare non riesco a odiarti non riesco più neanche a pensare a niente che non sia te. Non ho la forza di fare più niente avevo mille progetti mille cose in testa avevo tante cose in mente da inventare e adesso mi sento come se mi avessero tolto tutti i colori dalla testa e ho solo un pastello grigio piccolissimo con cui dipingere una parete enorme mentre tu sei lontano anni luce da me e lo diventi di più ogni secondo che passa. Io vorrei solo stringerti sentire la tua voce sentire il tuo odore e invece sento solo un dolore tremendo che è fisico quasi, anzi senza il quasi. Sento solo quello. Tutto il resto mi arriva in differita come quando sei nel dormiveglia e le voci ti arrivano lontanissime e ti danno un senso di estraneità. Ma il punto è che a me batteva troppo il cuore a te troppo poco io programmo troppo te troppo poco e poi non so. Lo so che era tutto sbagliato che con te non avrei mai potuto pensare di avere un figlio di fare una vita ma non me ne è mai fregato niente non mi importa di questo non voglio la vita prefabbricata che mi hanno sempre raccontato lavoro figli marito stronzate. E' per questo che non sono mai rientrata nei canoni negli schemi nei gruppi nelle categorie comelevogliamchiamare. Volevo l'emozione che provavo quando ti vedevo e che vedevo nei tuoi occhi quando mi vedevi voglio essere di nuovo alla mela e essere talmente felice da provare quasi male e vedere lo stesso nei tuoi occhi voglio di nuovo la cameriera scazzata perchè non l'avevamo neanche vista che era li da mezz'ora a chiederci cosa prendevamo.
Vorrei una vera ragione per mettermi il cuore in pace un motivo per odiarti ad esempio mi basterebbe e invece tutto quello che ho fatto e che mi ha fatto male lo rifarei non uno ma un miliardo di volte e probabilmente sono anche patetica in questo ma so che non ritornerà niente di tutto quello che ho vissuto.
E so che è meglio per me so che è la cosa giusta ma non mi basta adesso, non mi può bastare.

Domani forse.

martedì 13 ottobre 2009

la migliore partenza è quella senza una meta

Partire è sempre un'idea buona. soprattutto se hai le idee confuse. Anche se può succedere che ritorni e le idee sono ancora più intricate. Mia madre al telefono già mi diceva 2 settimane prima che tornassi "ma non è che ti stai un po' inselvatichendo?". "No mamma tranquilla è tutto a posto". Così il treno sferraglia tutto il mio bagaglio indietro. Le infradito rosse sono ormai rilegata ad uso piscina. Università. Lavoro. Trasferte. Vecchi amici che ti studiano un pò. La mia vespa mi saluta con un po' di polvere di più e sembra supplicarmi di farla uscire dal garage. Dico di si. Scivolo via attraverso il traffico senza sapere dove andare e finisco sempre là, senza pensarci. Vorrei evitare di pensare a quanto mi manchi, a quanto vorrei che bastasse fare quei 3 passi e provare a sorprenderti senza mai riuscirci. Ma io ho deciso che i ricordi possono ucciderti quindi ti prendo in giro e rido per farmi forza e ci riesco pure. Tante stupide cose mi ricordano te ma mi fanno sorridere mentre provo a organizzare qualcosa. Programmare è una cosa intelligente almeno quando inutile soprattutto per quanto mi riguarda ma in minima parte inevitabile perchè non ho l'ordine mentale per vivere alla giornata, combinerei troppi casini.
Settimana scorsa. Bar. Caffè. Casino. Gente che si intreccia nel traffico pedonale. Amici. "E' normale che la pensiate diversa tu sei partita così senza sapere un cavolo ti sei innamorata sei rimasta là lei era li a inseguire la sua razionalità tu eri stufa di inseguirla e hai seguito altre cose".
A volte la gente ti sorprende perchè con una frase ti spiaccica li la realtà, come una mosca in trappola.

mercoledì 7 ottobre 2009

Rewind

riempivo i minuti come potevo non mi fermavo mai neanche per dormire mi buttavo in tutto quello che mi tirasse via di qui che mi strappasse le radici disperatamente affondate in un terreno che frana accanto a quegli alberi intanto che un po' di me scivolava sempre più via per perdersi negli abissi dell'altrove
ogni tanto mi sedevo nell'unico posto lontano da quegli occhi per ripararmi dal buio della notte
hai una sigaretta no non fumo che cazzo ci fai qui ma ci sto lo stesso perchè respiro meglio in mezzo a fumo e sacchi neri che la fuori
e qualcuno tirava cose contro tutto quel muro che avevo tirato su fino a fregarmi così a fondo da farmi perdere

domenica 27 settembre 2009

Inside out




capita che torni a casa e scopri che la tua chiave non apre più il portone



Che cosa c'è da dire per riempire lo spazio tra un giorno e l'altro, tra quei minuscoli pezzi che disseminiamo per le strade, come viaggiatori distratti?


Sono di nuovo qui, così pare, così raccontano le cose disseminate senza un perchè, lo racconta lo spazzolino nuovo e la tazza senza la maniglia. Lo racconta la vespa sempre in riserva. E capita che le strade ritornano e tu ti chiedi se sia sempre uguale anche se ha un sapore diverso. Capita che torni a casa e scopri che la tua chiave non apre più il portone di casa. Capita che guardi il calendario e ti accorgi che è il 27 settembre e la sua maglia ti rimanda la solita scritta "summer is a state of mind". Capita. La radio rimanda nuove canzoni, la testa vola al di là di questi confini e ... si confonde. E non ci sta a perdersi nei ricordi dei ripetuti flash lei vuole solo andare avanti anche se a volte tutto questo ti entra dentro con la forza di un uragano fino a darti uno strano dolorenondeltuttotale mai provato. Perchè lei passa dall'avere il tutto al niente in pochi attimi ormai.

domenica 14 giugno 2009

So far away

Sono punto e a capo, con una grossa valigia da riempire di cose. Hai quella, hai l'idea di cosa metterci dentro niente da lasciarti dietro sei a posto insomma. Allora perchè, quell'esitazione? perchè se hai appena riso in faccia a chi ha osato dirti lasci tutti così, e te ne vai lontana. Lontana. Che concetto abusato. sono lontana anni luce da chi dorme vicino a me. Se soltanto tagliare le distanze servisse ad avvicinarmi farei di tutto, diventerei un viaggiatore globale, impassibile alle barriere geografiche e culturali. al jat lag e alle stagioni, alla vento gelido che ti sferza la pelle o allo scirocco che ti secca la gola. Che è ineguagliabile la sensazione che provi mentre provi a raggiungere qualcuno che ami. E lo farei due, tre (cento) volte al mese come un bambino che ha scoperto un nuovo gioco meraviglioso e non vuole andare a dormire perchè non capisce come si possa sprecare tanto tempo così. Perchè lo spazio di una notte può essere sconfinato da mozzarti il respiro.

Apro gli occhi. Valigia sempre aperta, qualcuno da qualche parte sta sognando, chissà cosa, io scrivo. Scrivo per capire. Scrivo perchè non c'è nulla da fare. Perchè.



Perchè vorrei infilarci anche i miei sogni, là dentro.

Spedirli lontano, si dove nessuno possa giocarci questa assurda partita di ping-pong.

giovedì 11 giugno 2009

Due

2.
La cosa più stupefacente è che riusciva sempre a sorridere, anche quando era triste. Aveva una forza straordinaria, una forza che gli altri non riuscivano a capire, e che invidiavano un po' a volte. Dove la trova tanta forza una persona così piccola, una cresciuta senza un punto di riferimento, senza una lira? Noi qui, adagiati nelle nostre trappole travestite da comodità, tessiamo di giorno in giorno una rete inesorabile di scuse e cazzate, mentre lui, nei suoi occhi scuri aveva tutto ciò che gli serviva per andare avanti. Parlava poco, ma quando lo faceva nessuno lo interrompeva, nella semplicità delle sue parole ci potevi trovare un mondo intero. Un mondo di chi le soluzioni se le è sempre costruite con il suo sudore e la sua milza. Le stesse parole ascoltate da uno che non attacca il cervello possono sembrare stupidamente ovvie, se lo attacchi no. Parla da saggio ad uno sciocco e ti dirà che non ha senso quello che dici.
Eppure, nonostante questo, la stimava. E lei non riusciva a capire il perchè, anche quella sera d'Agosto quando si erano ritrovati a fumarsi una sigaretta sul balcone del vecchio locale di Jack, loro amico.

La sua valigia era ancora in camera, completamente intatta come la sua casa dopo tutti quei mesi di assenza: tutto era ineccepibilmente rimasto come lo aveva lasciato, solo la polvere sui mobili tradiva i segni della sua assenza. Si era fatta una doccia e aveva messo le prime cose che aveva trovato nell'armadio, ossia una camicia azzurra che era diventata ormai troppo larga, e una gonna a fiori che non ricordava neanche di aver comprato. Lo specchio restituiva un immagine nuova, e una intensa abbronzatura colorava la sua pella. "Tremenda questa gonna" pensava mentre componeva il suo numero e intanto si infilava le scarpe.
E mezz'ora dopo eccoli a chiacchierare come se il tempo non fosse passato, sono le persone così quelle con cui ti senti a casa anche in mezzo ad un temporale. Così...come? Quelle che ti guardano e con quello sguardo capiscono se dici la verità, se sei felice. Quelle a cui puoi dire tranquillamente di esserti dimenticata di pagare la terza multa del mese, o di aver insultato la proprietaria del negozio pensando che non sentisse. Insomma, quelle cose li, e da cosa nasce cosa. Edoardo scoppia a ridere all'immagine della fede che scivola verso il fondo del mare. "Potevi almeno darla via, sono tempi duri cavolo. E adesso cosa farai?".

lunedì 8 giugno 2009

Questione di pancia

Le mie amiche sono abituate al fatto che chissà perchè conosco sempre la cosa giusta da dire al momento giusto. La cosa giusta da fare. Forse perchè se cresci nell'incomprensione impari la difficile arte della comprensione, un po' come sono proprio i figli degli accaniti fumatori a detestare più il fumo. Ovviamente però c'è sempre un però: chi dà buoni consigli non è detto che li sappia dare anche a se stesso. E' solo che alcuni di noi posseggono un'altra sottile arte: quella di complicarsi la vita, ma non voglio divagare.
Ci sono cose nella vita che non puoi spiegarti, in effetti qui dentro ce le butto tutte oserei dire, potremmo chiamarlo il blog delle domande senza risposta. E per queste cose le amiche sono sempre li pronte a dirti di tutto, a dirti La mi stupisco di te La ma cosa hai fatto? La perchè non me l'hai detto prima?. Ma io le decisioni le prendo di pancia che è come una specie di via di mezzo tra il cuore e la mente che non so bene cos'è.

Mi piaci perchè mi piace il modo in cui mi parli, mi scrivi, mi guardi. Mi ha colpito la prima volta che ci siamo visti il modo in cui mi guardavi e mi sono anche sentita in imbarazzo perchè nessuno mi aveva mai guardata in quel modo, come se volessi studiare e non fare scivolare via più ogni mio dettaglio. Sono una persona purtroppo razionale, ma per necessità non per natura. L'impulsività mi hanno insegnato a trattenerla per la maggior parte del tempo per evitare casini di svariate tipologie. In te ho sempre visto qualcuno che non avevo mai visto in questa realtà in cui mi dibatto tutti i giorni, e riuscivi sempre a farmi fuggire, per finire dove non so ma che importa. E anch'io sono sempre stata spezzata in due con te, spinta da forze opposte e piuttosto potenti, che lottavano per prevalere. Hai sempre avuto la capacità di non farmi capire più niente, io che sono sempre quella che ha sempre la soluzione più giusta da tirare fuori dalle tasche. Quella che ha sempre un piano B, che considera tutte le strade possibili ma che sa benissimo che quella da prendere è una sola. Anche se è senza uscita.
E vorrei te e basta e vorrei che lo sapessi e vorrei che tu potessi capirlo che non mi importa di avere la chiave per la tua vita, vorrei solo respirare per poco quello che respiri tu.
E mi fa paura pensare a quello che provo e butto qui di colpo, e accorgermi di essere una maledetta ingenua ancora.
La stessa ingenua che deve sbrigarsi e uscire a andare a pagare l'assicurazione prima che gli uffici chiudano, maledizione.

giovedì 4 giugno 2009

Bilancia & co.

A volte penso che quando la mia vita era dominata dalla lotta contro la bilancia era tutto più facile.
Anche se non vincevo mai una battaglia.

lunedì 1 giugno 2009

Sopra di noi ma neanche tanto

E' una giornata appesa in cui sembra che tutto l'appesantimento sia lassù, sopra di noi ma neanche tanto, pronto a crollare giù appena tiro fuori la vespa dal garage. Tra poco mi toccherà anche andare a votare, mentre mi bombardano di cazzate sulle presunte feste di capodanno di qualcunoche lasciamo stare. Non so se mi fa più schifo lui o se gli "avversari". Se così li possiamo chiamare, e poi grazie che ci prendono in giro in tutto il mondo. Non sono una che si trasferirebbe a Helsinki per vivere nell'ordine, io nel disordine mi ci spalmo anche volentieri a volte. A volte. Ma ho sempre fatto la figura della rompipalle perchè io le formiche non le schiacciavo con il dito da piccola, e il chewing-gum me lo facevo diventare una pietra in bocca per buttarlo nel bidone. Poi vabbè, per orientarsi nel cassetto del mio comodino ci vuole la bussola, ma questo è un altro discorso, sono dei gemelli purtroppo non riesco mai a essere coerente nelle mie cose. Non riesco a credere che esista una regola senza eccezioni, è tutto dannatamente provvisorio quaggiù. Come alle medie, quando mi trovavo nella giusta via di mezzo tra le secchione e le troiette, li piantata con una stupida senza riuscire ad individuare il giusto collocamento sociale. Ebbene non è che oggi la situazione sia migliorata di tanto, ma non sono più tanto convinta che quegli schieramenti siano così divertenti.
E così vado a caccia di eccezioni, è molto più interessante.

giovedì 28 maggio 2009

Miriam

1
Era quasi l'una di notte e vagava ancora per il treno per fare passare il tempo o l'inquietudine o
entrambe o nessuna delle due. E neanche a dirlo, i treni sono sempre in ritardo, almeno in questo si assomigliavano. Lo sguardo frugava nel buio alla ricerca di una forma, una casa, qualcosa da studiare.
Una faccia da bambina, era quella che aveva visto incrociando lo specchio quella mattina, sorprendentemente. Lo specchio è uno stronzo, ti fa vedere cose che non ti aspetti a volte, non possiamo mai dire di conoscere davvero una persona che non possiamo guardare in faccia. In primis noi stessi.
Sorpresa si guardò la mano sinistra, stranamente libera. Si perchè fin da piccola, quando lasciava un porto aveva l'irrefrenabile tentazione di lasciare qualcosa al mare. La prima volta era un'estate bollente e lei aveva 6 anni e le era volata una ciabatta mentre la nave portava i suoi sogni ancora freschi su altre spiagge. Involontario ma necessario, poi volontario. Quella volta ad essere scaraventata tra i flutti era stata la fede, ricordo di un matrimonio che non esisteva più. Aveva visto posti diversi, riso fino alle lacrime, pianto fino a non avere più lacrime, parlato con persone speciali e che non sapevano niente della sua storia, nè del suo conto in banca nè del suo pezzetto di mondo. Ed era stato fantastico.
Ora era tutto alle sue spalle forti, il treno sferragliava piano verso casa sua, tagliando l'aria come un messaggio di speranza per coloro che hanno solo bisogno del la per riniziare.
Che basta davvero poco a volte, per trovare la tua direzione.

domenica 17 maggio 2009

...e va bene così

Vorrei che durassero, momenti come questo, in cui ti senti come alleggerita da tutto, e cammini sulla riva con il vento che ti spettina, ma non ti importa. E non è che hai niente di più di tutti gli altri giorni. Perchè le illuminazioni non ti arrivano un mattino limpido, quando vedi un treno passare, prepari la valigia e scappi per un altro paese in cui c'è sempre il sole e apri non so, un chiosco di gelati su una spiaggia a Timbuctu.* No, per quelle ci vuole tempo, e predisposizione a prenderle. Dicevo, capitano quei momenti in cui ti accorgi che non ti è rimasto molto, anzi siamo sinceri, non ti è rimasto proprio niente, o nessuno diciamolo. Ma insomma, questo non vuole essere un catastrofico discorso che mi faccio quando sono in preda al pessimismo cosmico, solo che a volte capita, e ti basta anche. Perchè non ti aspetti niente di più di quello che (non) c'é, e va bene così. E così esci a berti qualcosa, e ti chiedono cosa c'è di nuovo, perchè hai quegli occhi, (prima di aver bevuto intendo).
Ma non capiranno mai il perchè.

"Everyone has talent. What is rare is the courage to follow the talent to the dark place where it leads."


*CIoè, non sono del tutto certa che per raggiungere Timbuctu il treno vada bene, ma concedetemi una piccola licenza poetica, il treno è più suggestivo...

lunedì 11 maggio 2009

Guarda che strane nuvole

Guarda che strane nuvole.
già
sono come tutte in fila, finche il vento non le scompiglierà tutte fino a non farci capire più niente
e tutto ritornerà al consueto caos
cambia tutto, e cambiano anche loro, è impossibile capire dove si va. E' stato fermo tutto per anni, e adesso va tutto troppo veloce. E io sono indietro anni luce.
ti ricordi cosa facevamo?
si...
è da tanto che non mi fermavo, sai. E stasera avevo una paura terribile, come se questa volta mi fossi sdraiata sull'erba e non avrei visto nulla.
Nulla dove?
Tra le nuvole, dentro le nuvole.
Questa sensazione non è passeggera voglia di fuggire, è qualcosa di più. E' come se fosse l'unica possibilità di salvarmi, di trovare un ordine delle cose che qui mi è impossibile.
E non ce l'ho una spiegazione razionale di tutto questo, ma la razionalità a volte la metto nel cassetto e butto via la chiave che è meglio. Perchè ti infili in quei casini assurdi e più ti ci rigiri e più ti si stringe tutto intorno alle spalle, più ti ribelli e tutto ti soffoca nel suo vortice.
"Spesso, non potendo avere il bene, tanto sfuggente, sdegnoso, tanto raro, ci si accontenta del male. "

mercoledì 6 maggio 2009

Carmen Russo va dal mio calzolaio

Lo dicevo io che non è normale la città dove vivo.

Stamattina, tra le varie (importantissime) commissioni:
"Vai un po' a ritirare le mie scarpe in piazza sturla"
Arrivo in un buco di calzolaio (peccato che non mi ricordi quale caspita di paio di scarpe abbia lasciato mia madre, che poi sono tutte uguali secondo me)

Quale è il nome?
Carmen
Tacco?suola?lucidatura?
....
Lo saprà!
Non so, mi ha solo detto di ritirarle. Aspetti, magari le riconosco
(dopo mezz'ora di attenta osservazione del repertorio marrone/nero di scarpe da donna)
OH ECCOLE!!! si sono loro, controlli il nome
Uhm, si Carmen...Russo!
Scusi? beh, ma sarà mia madre, avrete fatto una battuta
No no, qui c'è scritto Carmen Russo, è lei?
Ma Carmen Russo è quella famosa, ricca e maggiorata! non crederà mica che porti queste scarpe qui
Mica posso darle le scarpe di un altro
.......
(lo osservo con aria interrogativa, poi scuoto la testa e un po' seccata):
Vabbè, ho capito, è meglio che venga direttamente lei.

domenica 3 maggio 2009

Scheggie impazzite

Pulivi le scheggie dei miei errori. I segni nelle mie mani, e io intanto mi disinfettavo tra lacrime invisibili e parole che non pensavo, veramente.

"Sicura che hai preso tutto?" Meglio sarebbe anagrammare la terza e la seconda lettera. La risposta sarebbe si. Quella sincera alla domanda che nessuno mi pone. Preferiscono tutti l'onesta bugia che racconto tutti i giorni.

Ho viaggiato a lungo in posti in cui nessuno entra mai, quando era meglio me ne stessi tra le cose e le strade familiari agli altri. Ed è stato difficile uscire da li, e fare pace con me e perdonarmi di essere così irrimediabilmente una testa di cavolo, se mai ce l'ho fatta. Ma che ci vuoi fare, certi percorsi non li puoi cambiare. Fanno parte di te e basta.


Ed è inutile che stia qui come una stupida a scrivere. E' inutile che cerchi disperatamente tra le parole di una canzone, tra le braccia di chi dice di capirmi. E' inutile. Perchè io non posso capire nulla di tutto ciò, non posso.

Porto a spasso per un altro po' il mio stupido punto di vista.

E poi sento la mia voce dire mi sei mancato, tiro fuori dall'armadio la mia maglietta preferita fino a sentire l'aria sulla pelle, mentre guido nella solita strada sempre diversa. (Sarà la primavera, che mi fa uscire dal letargo).


Sto iniziando a resettare il mio pensiero, insieme a tutto il resto.

domenica 26 aprile 2009

il mio riflesso non mi assomiglia




Vorrei solo poter chiamare casa un posto qualsiasi in questo reticolo di strade

lunedì 20 aprile 2009

Libertà

"Quando perdiamo il diritto di essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi" *



Guardo le onde e inevitabilmente mi ci perdo, insieme alle goccie di pioggia.
Ascolto l'incessante infrangersi e ricrearsi dei sogni su di una riva sempre diversa.
Tutto quello che ho finisce sempre li
Improvvisamente mi sento libera e non so se è grazie al mare
ma dico no a chi pensa che tutti abbiamo un prezzo, a chi svende a basso prezzo la sua "felicità",
a chi ha un giudizio su tutto senza guardarti negli occhi, a chi sopravvive senza domande,
a chi non si butterà mai per paura del buio, alle vetrine costruite ad arte,
A chi non si inventa mai. A chi non prova ad essere migliore, anche a costo di fare una figura di merda.

A chi pensa che non c'è mai una scelta.



















*citazione di nonmiricordochi, e mi perdoni..

venerdì 3 aprile 2009

Ho navigato in un mare dove non si arriva mai

L. armeggiava con la mia ferita con disinvoltura.
Ahi!
Ti faccio male?
Si un po'
Lo so, comunque devo farlo, altrimenti non muovi bene poi. Ho quasi finito.
...
E pensa che quello che vedi è solo una piccola parte della ferita che hai, il più è interno.
Inconsciamente L. diceva la verità, di certo non il bisturi aveva scavato le ferite più profonde (anche se la sua parte l'aveva giocata egregiamente, oserei dire) . E io pensavo a quello che si deve essere scavato in altre parti, ma cicatrizzo veloce, me l'hanno detto. In fondo, è sempre lo stesso metabolismo che affronta le cose che graffiano, mi sono detta. E poi sono uscita fuori, a passi più sicuri rispetto a quando ero entrata, e c'era un sole stupendo sulle cose, il termometro segnava 26 gradi, e tutto sembra dirmi che devo trovare la mia via. Ma quale.
Lunedì scorso volevo tagliarmi i capelli cortissimi, non accade da almeno 10 anni. (Pessima idea, dimostrerei 5 anni di meno, e non mi pare il caso).
Martedì volevo andare in Kenya con un amico al quale frulla in testa di aprire un ristorante là. Uhm, no, troppo fantasiosa.
Mercoledì ho riaperto la pagina del bando tirocini all'estero. Niente da fare.
Giovedì. Perchè non prendere una seconda laurea, completamente opposta a quella che ho appena strappato? Quindi interessante intendo.
Venerdì. Oddio, è oggi. Oggi non ho altre idee. Oggi c'è il sole e basta.
Ah no no, non ho le idee confuse.

Ieri, mentre prendevo sonno, mi è venuta in mente un'altra cosa. Ho passato la prima metà della mia vita ad imparare che nelle storie degli uomini tutto finisce pressapoco in questo modo: "...e vissero per sempre felici e contenti". La seconda invece più o meno ha scardinato questo idilliaco (ma necessario per crescere sani di mente, mi hanno detto) e confortante pensiero. Già il fatto di scardinare qualcosa credo sia sempre piuttosto doloroso insomma.
Però. Nella prossima fase dovrei trovare un compromesso a tutto ciò, qualcosa del tipo quello che si ottiene mescolando il rosso con il blu... non lo so. La televisione che ronza al mio fianco mi ha appena lanciato un terrificante messaggio sublinale, proprio mentre stavo formulando un pensiero costruttivo (ogni tanto mi capita anche questo). Comunque, il terrificante messaggio diceva che la crisi che sembra coinvolgerci tutti, non ha intaccato il fatturato delle imprese che si occupano di estetica-cosmesi blablabla come la vogliamo chiamare, anzi esso sembra addirittura aumentato. Soprattutto le unghie, mannaggia, possiamo anche non avere un lavoro degno di questo nome ma le unghie si, queste si che sono importanti, scema io che faccio seccare lo smalto nei bottiglini.
Ma torniamo al mio pensiero costruttivo. E' naufragato mi sa. Qualcosa mi farò venire in mente prima o poi però, promesso.

martedì 31 marzo 2009

Io Vs ? - non conversazioni al bar

Siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la realtà, a coltivare in noi qualche piccola pazzia. Marcel Proust



La risposta è no
risposta a cosa?
Alla tua domanda
ma io non ho domande
saresti la prima
come lo sai?
lo so e basta
non mi conosci
appunto
questo è vero
ho visto i tuoi occhi ieri
sei l'unico ad averli visti allora
sono sempre qui
anche quando sono scivolata e ho fatto cadere tutti i bicchieri?

oddio.
ma anche oggi ero qui, proprio da quella finestra. Ho faticato a trovarti però
perchè?
eri nascosta
in che senso?
scuse...eri là in mezzo, per quello non ti vedevo
ah...

Cosa aspetti?
non aspetto un bel niente, io

lo diceva anche berlusconi prima che cadesse il precedente governo
ma che cosa vuoi? la politica non attacca con me. Da te che passi le giornate da quella cazzo di finestra poi...
si vedono un sacco di cose
tipo?
quello che succede mentre tu sei troppo impegnata a pensare ad altro
ah, intendi dire la vita? è vecchia questa comunque
vecchissima
ok mi arrendo...Cosa ci posso fare se non riesco a smettere?
hai provato in farmacia? hanno un rimedio a tutto
non alle mie dipendenze
se soltanto la smettessi di usare quegli occhiali..

Veramente adesso ho le len.. ma scusa, cos'hanno di male, i miei occhiali? mi stanno pure bene
niente, solo non ti servono a vedere
se me li tolgo non ci torno a casa

eppure qualche volta l'hai fatto
non adesso...
cosa è successo?
lo sai benissimo che adesso quel treno non lo prendo più
perchè?
perchè non mi porta da nessuna parte. Niente mi porta da nessuna parte, a dirla tutta
smettila, dio santo

scusa, sono la solita, hai ragione.
Quello che vorrei farti capire è che devi fare qualcosa prima di...
...sparire, dissolvermi, bloccarmi, accecarmi, o semplicemente cambiare?
di tutto un po', ma soprattutto la quarta (l'hai fatto di nuovo)
(cosa?)
ti sei spostata i capelli...
ah quello, si lo faccio sempre quando sono a disagio. Si nota?

no..
Ma tu non devi tornare alla tua postazione?
Non sei brava ad andartene, lo sai..

no... Ma imparerò.

giovedì 26 marzo 2009

Stop & Go - Abito sempre qui da me

..al mondo sono andato, dal mondo son tornato sempre vivo
abito sempre, qui da me


Questo è senza dubbio un anno particolare, infatti adesso che mi accingo a scrivere questo post, non ho idea alcuna di quello che ne verrà fuori, come di quel foglio ruvido mezzo colorato e mezzo bianco frutto di giorni bloccata qui, io e le mie scatole di pastiglie e di guai. Io e il corridoio diventato troppo lungo per i miei ritmi. Io e i tentativi di infilarmi i miei calzini a righe. (Ora ci riesco senza strapparmi troppi muscoli).
E dopo una marea di tempo, ti ritrovi ad aver imbrattato di inchiostro un quaderno e ad essere all'ultima pagina, ancora con la penna in mano e carichissima ma senza sapere più dove scrivere. E' tra tutte quelle parole che troverai qualcosa di te? Io le riciclo, è vero non dovrei, ma devo aspettare i rifornimenti, di carta intendo. Di solito prendo e vado a rifornirmi, ma in questo momento non posso. Lo sapevo benissimo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, solo che la vita segue percorsi strani, è brava a rigirarti in modo strano, a spingerti in strade dove non avresti mai pensato ad andare. E gli obiettivi di prima non sono più così importanti. Perchè li hai già passati, e magari non te ne sei accorto, perchè quando corri non pensi a dove vai, e se ci pensi sei fregato. E quando te ne accorgi li hai già passati da un paio di chilometri, ma fa niente.
Così adesso respiro attimi di primavera, osservo, scivolo, mi ritaglio interi minuti fuori da ogni quadrante. E osservo chi corre, adesso che non lo posso fare (per qualche tempo).

domenica 22 marzo 2009

La libertà di chi ritorna sempre a casa

Sono una persona maledettamente concreta. Una di quelle credono solo a quello che vedono i loro occhi. Non me ne frega niente di tutte quelle stronzate sull'aldilà, gli angeli, la fortuna, i gatti neri. il 17. I sogni poi...? quante cavolate. Però tempo fa ho sognato che moriva Bobi. E oggi ho scoperto che è successo davvero. Ebbene si, un cane. Ma non un cane qualunque, a dispetto del nome. E non dico perchè era il mio cane (non ne ho mai avuti). Lui non era mio, non era di mia zia, non era della vecchietta che lo riempiva degli avanzi del pranzo in cambio di un po' di compagnia. Non era di nessuno. No, non era neanche un randagio. Non aveva un "padrone" nel senso comune, niente guinzagli al suo percorso, ma solo qualcuno che gli dava da mangiare e da dormire e lo amava perchè era impossibile non farlo (entrambe le cose). Era semplicemente libero, più libero di qualcunque essere umano che popolasse il paesello dove ho sempre strapassato le mie estati da bambina e sorvolato quando sono diventata più grande. Ma non è l'estrema egoista libertà del gatto, la sua. E' la libertà di chi passava le notti sul mio poggiolo per salutarmi l'indomani mattina quando uscivo di casa con la mia nuova (ennesima) sbucciatura sul ginocchio. La libertà e l'intelligenza di chi veniva a salutarmi quando vedeva per la prima volta le persiane che lasciavano entrare la luce nella mia casetta, ai primi d'Agosto. Ci sono cresciuta con te, ogni volta eri sempre più grosso e più sporco, ma mi ci rotolavo lo stesso con te, anche quando ho iniziato a truccarmi e pettinarmi un po' di più i capelli (magari non rotolavo proprio, vabbè). E ti venivo a cercare sulle scale da mia zia, a combinare casini su e giù per i prati. Preferivo te a tanti bambini che sfoggiavano in piazzetta vestiti da principi, e indietreggiavano schifati se ti azzardavi a leccarli. Me lo ricordo ancora adesso come si girava in quelle due stradine ad inventarsi cosa fare, sempre noi 4. Dio, quanto mi manca correre fino ad avere male alla milza e il fiato in gola scappando per non farsi sgridare dal vecchietto di turno per aver combinato qualcosa nell'orto. E negare il tutto la sera stessa. Eri di tutti e di nessuno, ma io lo so che se dovevi scegliere con chi andare, venivi con me, avevamo persino il colore dei capelli uguale. E' spiazzantemente vero, osservare come si assomiglino cane e padrone (anche se non è questo il caso). E quando piangevo per qualcosa, come cavolo facevi a capirlo e mi guardavi così? Forse ero solo che guardavo il mondo con lo sguardo magico di una bambina, ma non sono mai stata prodiga nel dare fiducia a nessuno, e ti ho sicuramente guardato così, la scorsa estate, 2008.
Mi mancherai ogni volta che la mia strada mi riporterà al paese, e sentirò l'odore della mia campagna.

mercoledì 18 marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

Non te ne andare senza la mia vita

Io non lo so cosa fa la gente quando ha un po' di tempo per pensare, e per decidere cosa fare nei prossimi tempi. Comunque, io lavo la vespa, sempre accuratamente evitando gli orari in cui la vicina più pettegola del palazzo porta a spasso il suo bavosissimo cane. Ad ogni spugnata di autoshampoo le polveri cittadine si dileguano ed attualmente il tutto splende di luce propria. Mi piacerebbe farlo anche con altre schifezze che vedo tutti i giorni, ma non è così semplice, e poi non è che posso girare con lo straccio tutto il giorno, forse.
Guidavo nel buio, avvolta nella mia realtà a volte stretta, a volte troppo larga, e provavo a tornare a casa con la strada più breve. Ma alla fine l'ho allungata, volevo concedermi il gusto di sognare ancora per un po', mentre ascoltavo una canzone che era meglio non sentissi. Volevo ascoltarlo, tantissimo, volevo inseguirlo nelle sue impervie vie, ma perchè deve essere tutto così complicato, sempre? Ci si incontra sempre così, per caso e di fretta. Io non lo so se è giusto quello che mi sta capitando di sentire, o se me lo sono semplicemente inventata.

mercoledì 11 marzo 2009

10 marzo 2009

Ho buttato chili di carta nella carta, plastica nella plastica, venduto libri, scartato pacchetti, annusato fiori, rivisto foto, stretto mani, riavvolto il nastro della memoria al contrario. E si continua a riavviare. E la musica mi suggerisce "ho perso le parole", ma io le sto cercando ancora nell'abisso dei ricordi. Quando ho visto quel vuoto mi sono arrivate tutte le lacrime che mi aspettavano li, congelate, da mesi. Ma quanto sono stupida, a non riuscire mai a trovare un maledetto equilibrio, a non capirmi mai e non perdonarmi mai. Gioco a fare quella grande, quella che è in grado di fare tutto ma non so niente.
E mi dico che questo momento lo aspettavo da secoli, che ho fatto cose che non avrei mai pensato di poter fare, e l'ho fatto perchè ci credevo senza dover dire grazie a nessuno. Adesso si volta pagina, davvero. Devo solo capire cosa scriverci.

Nel frattempo, mi metto il casco e vedo fin dove arrivo......

venerdì 6 marzo 2009

di Tutto e di Niente

Palazzo 8. Interno 1.
Speriamo non passi quel coglione a farmi la multa nel mentre
Sala d'aspetto. Aspetto.
5 minuti di ritardo, e vabbè.
25.
L'attesa finisce, tagliata da qualcosa, che sorprendentemente scandisce quanto sia sempre fuori tempo.
In anticipo sull'orario, in ritardo nel procedere.

In cima finalmente.
Sotto, solo il vuoto e il nero.
E poi è un attimo, vedere tutto quello al quale ti aggrappi, rimpicciolirsi e scapparti dalle dita, come sabbia fine.
Il vortice del dopo chiamava con insistenza.
Un secondo dopo, precipitava senza un perchè.
I sensi intorpiditi, all'improvviso si accorse che non era poi così diverso dall'acqua.
E l'impatto non arrivava,
perchè doveva solo rendersi conto che le chiavi della sua vita non ce le aveva nessuno
Erano sempre rimaste li, dove le aveva lasciate tempo fa.
E dopo, il familiare trillo che ti riporta alla realtà.

E' da un po' che ho smesso di sognare di volare.

sabato 28 febbraio 2009

A che fermata siamo?

Vorrei tanto capire quello che provo adesso. Sta tutto girando in modo veloce, velocissimo intorno a me, come quando impari a guidare e hai l'impressione che la macchina stia decidendo da sola che direzione prendere. E in teoria dovrebbe accadere l'inverso. L'energia mi attraversa e mi travolge. Un minuto prima sono strafelice, un minuto dopo lasciamo stare. Non sono in menopausa, giuro che è ancora presto. Però oggi sono rinchiusa a cercare di stendere un discorso decente, di riassumere tutto quello che è significativo, e inevitabilmente mi ritrovo qui, a proiettare qualche pensiero storto (come dice qualcuno). E a cercare di raddrizzarlo un pochino. E nel mentre mi chiedo perchè rifaccio sempre gli stessi, identici (maledettamente identici) errori. Dovrei smetterla. Di sbattermi per un nulla che mi viene restituito in tasca.
Oh, le mie tasche sono piene di nulla.
Pesa quasi, tutto questo nulla. Mi hanno detto che anche l'aria ha un peso, quindi perchè non dovrebbe avercelo il mio nulla?
Ebbene si, scrivo sempre quando sono arrabbiata. Quando potrei che ne so? Fingere che vada tutto bene, andare di là, mettermi le scarpe nuove e mettermi a recitare il mio ruolo. Peccato che già il rumore delle solite parole masticate mi dà fastidio.
Ah, e poi fanno sempre male, le scarpe nuove.

domenica 22 febbraio 2009

Contromano? si lo so

Scrivo la prìma riga. La cancello, riscrivo, ripesco le parole e le rimescolo in qualche modo, come si fa con i colori, quando vuoi far prendere la forma che vuoi alle cose che vuoi. Per le cose che vuoi dire, non è così diverso, un continuo riciclo delle lettere, che tutti ripropongono rimescolate. E ognuno usa le sue, e forma quelle strane cose chiamate parole, chi usa le solite venticinque, chi ne usa miliardi. C'è poi chi ne sa molte di più, ma ne usa solo qualche decina. E si stupisce sempre tantissimo, quando scopre che ne saprebbe usare moltissime di più. E non parlo di sinonimi.
Ascoltavo l'assordante rumore del silenzio iperattivo, del flusso dei miei pensieri. E mi chiedevo quali altri pensieri fluttuassero nella mente altrui, di fronte alla stessa cosa, senza che nessuno dicesse niente, in uno strano momento di silenzio mediatico, scevro dalle ipocrisie. Quante cavolate mi passano per la testa a volte.
E mi sento sempre come quando ti ritrovi a intrufolarti nella folla contromano, prendendoti le gomitate e facendoti le scorte di ossigeno, correndo verso qualcosa che non vorrei essere banale nel dire che non sai realmente se c'è. E corri e ti affanni, e ti impigli negli ombrelli dei passanti, tra mani che si intrecciano e porte che si chiudono. Ma ci tiro una spallata e vado avanti... perchè solo questo so fare.
E perchè io un perchè non ce l'ho. Ho solo un miliardo di domande, che mi porto dietro belle pesanti nella borsa e faccio finta che non me ne freghi un cazzo della risposta.

lunedì 16 febbraio 2009

Dentro e fuori

Il suo sguardo naufragava dal cocktail troppo dolce, al cameriere che si destreggiava tra i tavolini, tra le ombre trasparenti dei passanti proiettate sul vetro e poi fuori, nella piazza passaggio obbligato di centinaia di assolati pomeriggi liberi. Una voce la riportò al cocktail, sempre dannatamente dolce, mentre pensava all'ultima volta che si era sentita così. E pensava che c'era qualcosa che non poteva controllare là dentro. Forse rabbia. Inquietudine. Parole non dette. Scuse mai avute. Sacchetti dimenticati sul treno. Il numero di quel fax, mai ritrovato. L'sms rimasto nelle bozze. Tempo prima qualcuno le aveva detto che la tranquillità che trasudava dai suoi occhi non era altro che un aspetto di superficie, per persone superficiali. Qualcuno che la conosceva meglio di quanto lei pensasse forse. E ogni tanto quel qualcosa sgomitava per farsi sentire, spingendo tutto il resto fuori con violenza, ma era qualcosa di inaspettatamente imprevedibile e non gradito all'esterno. E neanche all'interno, a volte. Altre era davvero felice ci fosse perchè anche se sgradito, le consentiva di essere davvero se stessa. E di far ricordare al resto del mondo le sue esigenze. Che c'è sempre bisogno di ricordare al mondo che anche tu, hai le tue maledette esigenze. Tipo passare nella corsia dell'autobus per fare prima, o buttare giù il telefono quando sei in ritardo e non te le frega un cazzo di aver vinto un intera partita di vini pregiati anno 1964 dal Bordeaux - Bourgogne. O cambiare canale, perchè Amici proprio a me non va di sorbirmelo, tesoro mio.

giovedì 12 febbraio 2009

Turning point

Oggi, dopo otto ore di limbo, ho dato l'ultimo esame della mia vita.
So che questo post risulterà abbastanza insignificante (ammesso che gli altri ne abbiano uno, ndr di senso), ma morivo dalla voglia di dirlo.
Ho avuto parecchi casini nell'ultimo anno e mezzo, ma sono finalmente arrivata (quasi) in fondo di tutto ciò, fa quasi impressione, un po' come quando aspetti per tanto una cosa e quando arriva hai quasi paura.
E tra l'altro dovrei smettere di usare la parola quasi, quasi sempre (ops ci sono ricaduta).
Come quando hai quel foglio in mano e ti pare di avere il mondo in tasca e speri che la tasca non sia bucata.
Così ho preso ago e filo e anche se sono negata nei lavori di pazienza.

domenica 8 febbraio 2009

costuisci e distruggi

Mi accorgo che ho una certa paura. Di me forse. Perchè mi attacco troppo alle cose, alle persone, alle abitudini. Alle persone. Sbagliate ovviamente. Quando ho venduto il mio primo scooter mi veniva quasi da piangere. Quindi, qui c'è uno certo strappo che non so se voglio ricucire, ho lasciato tutto così, perchè non ho voglia di rimettere a posto e poi di dover rimettermi al lavoro. Lo so che è sempre così, costuisci, distruggi e ricostruisci...ma adesso come adesso vorrei non lo so, una baita lontana da questo cantiere. Senza dover pagare l'affitto per qualche tempo. E invece, qualcuno mi ha già chiesto se posso ospitare in questo cantiere pure i suoi di casini, ma come faccio?
"Ormai sono distante. Non me la sento." mi sono sentita dire da qualcuno che diceva di essere innamorato fino al giorno prima. Come se l'avessi scavata io, quella distanza. Come se non lo sapessi che è una bella scusa. Io mi stavo solo... ma lasciamo stare.
Vorrei per una volta poter davvero essere libera di dire quello che penso, senza paura di essere posta sotto il giudizio universale di chi pensa di aver capito tutto di te. E ti piazza proprio li, sulla fronte, un'altra bella etichetta. Che tanto taggare è ormai diventata una moda bella e buona. Un modo moderno di fare qualcosa che si fa da secoli, per carità.
E non è che mi importi più di chi mi raccontava palle, però adesso non mi fido più...
Del resto o cammino sempre due o tre metri sopra il suolo, o sotto. E' un mio problema, forse sarebbe meglio che imparassi a camminare al livello del suolo (?).
Per questo devo sempre gridare per farmi sentire.

mercoledì 4 febbraio 2009

At the corner of the street

Guardavo il mondo dal mio piccolo e stupido angolo, stamattina, ieri, un anno fa, un secondo fa, mentre tutto scorreva così, senza un perchè, senza che nessuno si desse cura di darglielo quel perchè. E da quell'angolo quello che vedevo non mi piaceva granchè, nella maggior parte dei casi. E forse valeva anche all'incontrario la cosa. Così uno prova a cambiare angolo, dice magari va un po' meglio, riprovo, come quando al bowling al primo tiro hai fatto schifo, ma dici al secondo voglio fare strike. Più o meno funziona così, finchè non ci pensi al tiro, alla palla, ai birilli, a dove metti i piedi, a come tieni le mani tutto va liscio, tutto va dove deve andare. Quando invece provi a trovare una ragione, una strategia, a replicare un successo nascono i problemi. Quindi cambi angolo, ma non cambia nulla, anche se li cambi tutti gli angoli del tuo poligono molto poligono. Fingi che sia cambiato, provi a mescolarti alla folla colorata che è talmente mescolata da non farti distinguere più nulla, colori, odori e che ne so. Reciti, respingi ridi e piangi, perchè gli occhi ti bruciano e tutto questo ti confonde. Ma alla fine ti butti, sospinto dall'idea che anche se sbaglierai, avrai provato a smuovere qualcosa, avrai mostrato i tuoi lati carenti, ma anche quelli forti. E chissenefrega se non sono un quadrato, un triangolo, o un trapezio al massimo della stranezza.

venerdì 30 gennaio 2009

Pioggia sulle cose

Lascio defluire tutto da qui dentro per un po'. Spazi di solito pieni ora sono sgombri e liberi. Ho bisogno di capire quello che è ovvio. E quindi mi ci vuole tempo. Poi forse capirò.
Nel frattempo.
Stamattina, sono ancora in pigiama.
Sento vibrare il comodino, e ovviamente penso "chi è che rompe i c... a quest'ora? (La solita amica che si è mollata col ragazzo?)".
Numero sconosciuto. (A maggior ragione qualcuno che ha voglia di rompermi di primo mattino).
Mezz'ora dopo sono in vespa sotto la pioggia perchè qualcuno ha avuto la bella idea di sentirsi male durante la notte indi la sottoscritta deve sostituire, ma ogni tanto un fuori programma non mi dà fastidio. Anzi, adoro gli imprevisti. Non tutti vabbè. E mi ritrovo coperta fin sopra le orecchie a sventolare un cartello e a condurre gente da un punto all'altro, una specie di caronte al contrario, più giovane (e meno peloso, immagino). Ecco qui, ma questa come mi è venuta? Perchè faccio questi pensieri assurdi nelle condizioni più complicate? A volte in situazioni abbastanza tragiche, mi viene a pensare al cappellino ridicolo che ha la vecchietta di fronte a me oppure a come si è data la matita completamente fuori dalle labbra (con effetto volgarissimo e un po' clown). E mi viene da ridere.
Torno al punto. Quello che intendo dire è, con la gente, non importa quante ne sai, cosa dici, l'importante è dirle quello che vuole sentirsi dire, mostrarti sicuro anche se non hai idea di cosa ti abbiano chiesto.
Del tipo. "signorina, a barcellona devono imbarcarsi mio marito e i miei 7 figli, non sono potuti salire oggi perchè i loro bagagli sono finiti per sbaglio a Singapore".
Risposta sbagliata: "Ehm, uhm, aspetti che chiedo al mio collega...." alimenterebbe un nervosismo diffuso e diminuirebbe la tua speranza di vita.
Risposta esatta "Aspetti che controllo, si ok perfetto è tutto nel database. Il prossimo prego...".
Dopotutto certa gente ha solo bisogno di uno che gli indichi una strada, non importa dove questa conduca.

mercoledì 28 gennaio 2009

strano cerchio

Scorrono le parole, le note, i secondi, e tutto mi scorre addosso. Anche l'incapacità di farmi capire, soprattutto quella. Successi, insuccessi, cosa cambia. Mi sembra tutto un cerchio a volte, ho come l'impressione di aver fatto un giro pazzesco per tornare al punto di partenza, non perchè non sia cresciuta, ma perchè guardo sempre (troppo) all'essenziale, e l'essenziale resta sempre dietro all'angolo della tua prospettiva, a farti compagnia, e a farsi odiare. Guardi chi era con te un anno fa, vedi che non c'è più. Vedi che la suprema indifferenza di chi dovrebbe conoscerti ha scavato distanze incolmabili, e inizi a tirare frecciatine che alla lunga sono peggio di un affondo. Più codarde però. Ma si risponde tono su tono, purtroppo.
L'essenziale è lo stesso, ma tu no. O meglio io no. Ho elaborato tecniche assurde per stare meno male, e in parte funzionano. Soprattutto sto cercando di imparare che le parole non possono comprare nulla (di quello che è davvero importante), come non lo fanno i soldi, o il cioccolato fondente (no vabbè quello sì forse). I soldi non mi fregano, il cioccolato un po' si, ma le parole da morire. Odio chi spreca tante parole per non dire niente, o niente di vero. Ci ho creduto come una stupida, forse perchè mi dicevano qualcosa di quello che volevo sentire, ma adesso mi danno il voltastomaco, e basta.