giovedì 28 maggio 2009

Miriam

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Era quasi l'una di notte e vagava ancora per il treno per fare passare il tempo o l'inquietudine o
entrambe o nessuna delle due. E neanche a dirlo, i treni sono sempre in ritardo, almeno in questo si assomigliavano. Lo sguardo frugava nel buio alla ricerca di una forma, una casa, qualcosa da studiare.
Una faccia da bambina, era quella che aveva visto incrociando lo specchio quella mattina, sorprendentemente. Lo specchio è uno stronzo, ti fa vedere cose che non ti aspetti a volte, non possiamo mai dire di conoscere davvero una persona che non possiamo guardare in faccia. In primis noi stessi.
Sorpresa si guardò la mano sinistra, stranamente libera. Si perchè fin da piccola, quando lasciava un porto aveva l'irrefrenabile tentazione di lasciare qualcosa al mare. La prima volta era un'estate bollente e lei aveva 6 anni e le era volata una ciabatta mentre la nave portava i suoi sogni ancora freschi su altre spiagge. Involontario ma necessario, poi volontario. Quella volta ad essere scaraventata tra i flutti era stata la fede, ricordo di un matrimonio che non esisteva più. Aveva visto posti diversi, riso fino alle lacrime, pianto fino a non avere più lacrime, parlato con persone speciali e che non sapevano niente della sua storia, nè del suo conto in banca nè del suo pezzetto di mondo. Ed era stato fantastico.
Ora era tutto alle sue spalle forti, il treno sferragliava piano verso casa sua, tagliando l'aria come un messaggio di speranza per coloro che hanno solo bisogno del la per riniziare.
Che basta davvero poco a volte, per trovare la tua direzione.

domenica 17 maggio 2009

...e va bene così

Vorrei che durassero, momenti come questo, in cui ti senti come alleggerita da tutto, e cammini sulla riva con il vento che ti spettina, ma non ti importa. E non è che hai niente di più di tutti gli altri giorni. Perchè le illuminazioni non ti arrivano un mattino limpido, quando vedi un treno passare, prepari la valigia e scappi per un altro paese in cui c'è sempre il sole e apri non so, un chiosco di gelati su una spiaggia a Timbuctu.* No, per quelle ci vuole tempo, e predisposizione a prenderle. Dicevo, capitano quei momenti in cui ti accorgi che non ti è rimasto molto, anzi siamo sinceri, non ti è rimasto proprio niente, o nessuno diciamolo. Ma insomma, questo non vuole essere un catastrofico discorso che mi faccio quando sono in preda al pessimismo cosmico, solo che a volte capita, e ti basta anche. Perchè non ti aspetti niente di più di quello che (non) c'é, e va bene così. E così esci a berti qualcosa, e ti chiedono cosa c'è di nuovo, perchè hai quegli occhi, (prima di aver bevuto intendo).
Ma non capiranno mai il perchè.

"Everyone has talent. What is rare is the courage to follow the talent to the dark place where it leads."


*CIoè, non sono del tutto certa che per raggiungere Timbuctu il treno vada bene, ma concedetemi una piccola licenza poetica, il treno è più suggestivo...

lunedì 11 maggio 2009

Guarda che strane nuvole

Guarda che strane nuvole.
già
sono come tutte in fila, finche il vento non le scompiglierà tutte fino a non farci capire più niente
e tutto ritornerà al consueto caos
cambia tutto, e cambiano anche loro, è impossibile capire dove si va. E' stato fermo tutto per anni, e adesso va tutto troppo veloce. E io sono indietro anni luce.
ti ricordi cosa facevamo?
si...
è da tanto che non mi fermavo, sai. E stasera avevo una paura terribile, come se questa volta mi fossi sdraiata sull'erba e non avrei visto nulla.
Nulla dove?
Tra le nuvole, dentro le nuvole.
Questa sensazione non è passeggera voglia di fuggire, è qualcosa di più. E' come se fosse l'unica possibilità di salvarmi, di trovare un ordine delle cose che qui mi è impossibile.
E non ce l'ho una spiegazione razionale di tutto questo, ma la razionalità a volte la metto nel cassetto e butto via la chiave che è meglio. Perchè ti infili in quei casini assurdi e più ti ci rigiri e più ti si stringe tutto intorno alle spalle, più ti ribelli e tutto ti soffoca nel suo vortice.
"Spesso, non potendo avere il bene, tanto sfuggente, sdegnoso, tanto raro, ci si accontenta del male. "

mercoledì 6 maggio 2009

Carmen Russo va dal mio calzolaio

Lo dicevo io che non è normale la città dove vivo.

Stamattina, tra le varie (importantissime) commissioni:
"Vai un po' a ritirare le mie scarpe in piazza sturla"
Arrivo in un buco di calzolaio (peccato che non mi ricordi quale caspita di paio di scarpe abbia lasciato mia madre, che poi sono tutte uguali secondo me)

Quale è il nome?
Carmen
Tacco?suola?lucidatura?
....
Lo saprà!
Non so, mi ha solo detto di ritirarle. Aspetti, magari le riconosco
(dopo mezz'ora di attenta osservazione del repertorio marrone/nero di scarpe da donna)
OH ECCOLE!!! si sono loro, controlli il nome
Uhm, si Carmen...Russo!
Scusi? beh, ma sarà mia madre, avrete fatto una battuta
No no, qui c'è scritto Carmen Russo, è lei?
Ma Carmen Russo è quella famosa, ricca e maggiorata! non crederà mica che porti queste scarpe qui
Mica posso darle le scarpe di un altro
.......
(lo osservo con aria interrogativa, poi scuoto la testa e un po' seccata):
Vabbè, ho capito, è meglio che venga direttamente lei.

domenica 3 maggio 2009

Scheggie impazzite

Pulivi le scheggie dei miei errori. I segni nelle mie mani, e io intanto mi disinfettavo tra lacrime invisibili e parole che non pensavo, veramente.

"Sicura che hai preso tutto?" Meglio sarebbe anagrammare la terza e la seconda lettera. La risposta sarebbe si. Quella sincera alla domanda che nessuno mi pone. Preferiscono tutti l'onesta bugia che racconto tutti i giorni.

Ho viaggiato a lungo in posti in cui nessuno entra mai, quando era meglio me ne stessi tra le cose e le strade familiari agli altri. Ed è stato difficile uscire da li, e fare pace con me e perdonarmi di essere così irrimediabilmente una testa di cavolo, se mai ce l'ho fatta. Ma che ci vuoi fare, certi percorsi non li puoi cambiare. Fanno parte di te e basta.


Ed è inutile che stia qui come una stupida a scrivere. E' inutile che cerchi disperatamente tra le parole di una canzone, tra le braccia di chi dice di capirmi. E' inutile. Perchè io non posso capire nulla di tutto ciò, non posso.

Porto a spasso per un altro po' il mio stupido punto di vista.

E poi sento la mia voce dire mi sei mancato, tiro fuori dall'armadio la mia maglietta preferita fino a sentire l'aria sulla pelle, mentre guido nella solita strada sempre diversa. (Sarà la primavera, che mi fa uscire dal letargo).


Sto iniziando a resettare il mio pensiero, insieme a tutto il resto.